Le diverse fasi del percorso nascita prevedono numerosi momenti di fatica per tutto il personale coinvolto nel processo di cura e il personale è esposto pesantemente a sollecitazioni che provocano perturbazioni in pochissimo tempo. Incertezza e instabilità sono parole d’ordine di un contesto fortemente a rischio stress correlato come quello della Neonatologia, e dunque proporre un intervento per prevenire il burnout e sviluppare un maggior benessere tra gli operatori diventa necessario. La presenza in Reparto di due medici counselor sistemici e l’esistenza a Pisa del Centro NINA, da sempre attento nello sviluppo di metodologie interattive e innovative, ha fatto sì che si potesse realizzare un progetto sperimentale innovativo.

Infatti se la formazione in ambito sanitario è sempre stata fatta in contesti tradizionali come le aule o attraverso tirocini, esperienze di durata variabile in cui il futuro professionista osserva e piano piano si esercita, il Centro Nina con l’avvio del corso Counseling e Simulazione in Neonatologia, ha cambiato le premesse dell’apprendimento, basandosi su una metodologia applicata al cambiamento degli obiettivi di salute, che vengono declinati non solo nelle pratiche strettamente mediche e cliniche, ma anche in quelle comunicative-relazionali che dovrebbero caratterizzare la cura. Una delle metodologie più adatte al raggiungimento di questo obiettivo è la “ricerca-azione”, un tipo di intervento che, attraverso l’analisi di pratiche e comportamenti inerenti all’ambito di esperienza, personale o professionale, individua e analizza elementi di discontinuità positiva e negativa al fine di introdurre successivamente nella pratica stessa elementi di cambiamento migliorativo.

È così che si è realizzato il corso in cui in mezzo agli operatori, tra aula e terapia intensiva, nido e sub-intensiva, nei vari turni di lavoro, è stata presente una counselor professionale, per 4 mesi (febbraio-maggio 2016) con l’obiettivo di:

  1. migliorare la qualità della salute e del benessere del professionista, e di conseguenza la qualità assistenziale globale in ambito sanitario, attraverso l’attivazione di una modalità formativa di “ricerca-azione”, ovvero di un intervento in cui i professionisti collaborano all’analisi, alla comprensione e alle possibilità di trovare soluzioni, e costituiscono le basi per costruire sapere e promuovere cambiamenti;
  2. sperimentare e co-costruire, all’interno della propria organizzazione, forme e metodologie che mirino ad individuare eventuali aree critiche su cui intervenire;
  3. valorizzare l’approccio soggettivo, in luogo di quello oggettivo, ponendo al centro il contributo di ciascun professionista, per definire le misure e gli interventi per migliorare la qualità della vita dei singoli professionisti e dell’intera organizzazione.

Il progetto si è articolato in 4 moduli, comprensivo di un laboratorio osservativo interattivo, che aveva l’obiettivo di fornire un supporto formativo nel contesto lavorativo, permettendo l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei propri comportamenti, atteggiamenti e convinzioni messi in atto da tutti gli operatori presenti in reparto. Inoltre nel progetto si sono sviluppati momenti di ascolto (in reparto, in aula, in gruppo, singolarmente, etc.) con l’obiettivo di costruire uno spazio di riflessione per individuare buone pratiche attraverso la riflessione e la valorizzazione della propria esperienza; la raccolta di contributi e di suggerimenti; lo sviluppo di procedure di monitoraggio, al fine di promuovere un maggior benessere sul singolo, sul gruppo e sull’ambiente.